MARIAZELL


Serie tematiche dedicate al Santuario di Mariazell



POSTE VATICANE 1957, Santuario di Mariazell



Breve storia del Santuario di Mariazell
Mariazell è il santuario mariano più antico dell'Austria e il più grande luogo di pellegrinaggio dell'Europa centrale. Le sue origini risalgono a più di 800 anni fa, quando cioè, nel 1157, un monaco benedettino, Magnus, del convento di S. Lamberto, fu inviato in quella regione dal suo abate per predicarvi il vangelo. Il monaco portava con sé una statua della Madonna in legno di tiglio, che la tradizione vuole scolpita da lui stesso, e la pose alla venerazione dei fedeli entro una piccola cella (zell), che dette a Mariazell il suo nome. La santità di vita del monaco, la presenza dell'immagine e la fama dei miracoli attribuiti all'immagine si diffuse ovunque e attirò pellegrini da molti Paesi d'Europa centrale e orientale. Nel 1200 il margravio Enrico Vladislav di Moravia, in riconoscenza della sua miracolosa guarigione, costruì la prima chiesa. Da allora Mariazell è stata invocata come "Madre delle genti slave,,. Il re Luigi il Grande di Ungheria, nel 1370, dopo la sua gloriosa vittoria sui Turchi, fece edificare come ex voto la "Cappella delle Grazie", che si conserva ancora oggi in cui si venera l'antica immagine, posta al centro della chiesa come la Santa Casa di Loreto. Imperatori, re, principi delle varie Case regnanti d'Europa con le loro frequenti visite, le loro concessioni di privilegi e i loro preziosi doni al santuario, ne fecero un così importante luogo di pellegrinaggio che nella lista dei venditori del mercato dell'anno 1390 figuravano vicino alla chiesa 23 baracche. In un elenco del 1500 circa si legge che a Mariazell vennero pellegrini da quasi tutti i Paesi d'Europa: Italia, Svizzera, Brabante, Francia, Baviera, Austria, Boemia, Moravia, Polonia, Ungheria, Prussia, Slesia, Stiria, Carinzia, Carniola, Croazia.Davanti alla prodigiosa immagine, dopo la cacciata dei Turchi, l'imperatore Ferdinando II rinnovò il giuramento, già emesso a Loreto, di restaurare la fede cattolica nel suo impero. Anche in seguito, i destini dell’Austria, nei momenti critici nazionali, venivano rimessi nelle mani della Madonna e i pellegrini viennesi, al tempo del Protestantesimo, della guerra del 1673 contro la Francia e in occasione di epidemie, venivano a snodare lunghe processioni - se ne contarono ben 134 nel 1675 e 419 nel 1712 - attorno alla cappella delle Grazie cantando umilmente: "Proteggi, o Maria, il Sacro Romano Impero e tutti i popoli". Tutti i discendenti della dinastia degli Asburgo, da Rodolfo I (1282) a Carlo I (1918), vennero pellegrini a Mariazell, vi guidarono le processioni dei supplicanti ed alcuni vi fecero la loro prima Comunione come Maria Teresa, che spesso vi ritornava con i suoi figli e con offerte votive di grande valore. La chiesa in stile barocco, situata in mezzo ad una magnifica cornice di boschi di pini e di rocce scoscese, è nella sua forma attuale su lavoro del celebre architetto italiano Domenico Sciassia († 1679) di Rovereto dei Grigioni. L'altare maggiore, un dono di ringraziamento dell'imperatore Carlo VI, fu eretto durante gli anni 1692-1704 da Giovanni Bernardo Fischer da Eriach, il cui figlio Giuseppe Emanuele disegnò, invece, l'altare della Madonna delle Grazie, eseguito in argento ad Augusta nel 1727. Quest'ultimo altare, sul quale troneggia la statua della Madonna delle Grazie col Bambino, alta appena 49 cm, avvolta sempre da un manto secondo un'antica usanza, si trova nel mezzo della chiesa, dentro alla cappella delle Grazie, che è di stile gotico baroccato e di forma trapezoidale con un grande arco all'ingresso e recintata da una sontuosa cancellata d'argento, opera degli orefici viennesi Würth e Moser e dono dell'imperatrice Maria Teresa. Sotto la cupola alta e luminosa fu eretta, nel 1682, una colonna votiva, sormontata da una statua di legno della Madonna del secolo XVI. Questa "Madonna del buon ritorno", dallo sguardo amabile, la corona in capo, lo scettro in mano e il Bambino benedicente, è una delle più belle e commoventi sculture della basilica.

Innumerevoli ex voto nelle gallerie della chiesa e nella sala del tesoro testimoniano in modo impressionante la grande fiducia riposta, nel corso dei secoli, da fiumane di pellegrini a Nostra Signora di Mariazell. Così per dare qualche esempio dei dipinti nei quadri: un muratore è ritrovato incolume sotto una volta crollata; un medico si rialza senza ferite dopo una mortale caduta; un fanciullo caduto sotto la ruota di un mulino resta sano e salvo; un operaio colpito da un fulmine seguita il suo lavoro. Sebbene le radici dell'attrazione del santuario risalgono al passato di un impero molto esteso e legato a vari altri Paesi d'Europa per interessi comuni e parentele, la "Magna Mater Anstriae" è diventata oggi più che mai un simbolo della viva fede cristiana. Recentemente, come a rinsaldare il legame fra l'Ungheria e il santuario vi è stato sepolto il cardinale Mindszenty, l'eroico primate della nazione magiara; la sua tomba - finché la salma non è stata traslata in patria - è divenuta meta di pellegrinaggio e si parla anche di guarigioni ottenute per intercessione del santo cardinale. Il 13 settembre 1983, il papa Giovanni Paolo II, dopo aver partecipato alla festosa Assemblea dei Cattolici a Vienna, si prostrò ai piedi della Vergine di Mariazell per invocare il suo aiuto per l'Austria, per l'Europa e per il mondo.

All'Angelus del 15 gennaio 1989, dalla finestra di piazza S. Pietro gremita di pellegrini, lo stesso pontefice ritornò in spirituale pellegrinaggio tra le montagne e le vallate della Stiria in Austria, al santuario di Mariazell... alla Madonna che porta i titoli d'onore della "Magna Mater Austriae" (Grande Madre dell'Austria), della "Mater gentiun Slavorum" (Madre delle genti Slave) e della "Magna Hungarorum Domina" (Grande Signora degli Ungheresi), per rinnovarle la preghiera di consacrazione di tutta l'Austria e dei suoi abitanti.

Sotto la "Porta della Pace" della basilica ogni anno passano, da Pasqua fino ad Ognissanti, circa 500 mila pellegrini per inginocchiarsi davanti all'altare della Cappella, confessarsi e comunicarsi.

Ogni sabato attorno alla chiesa si svolge una suggestiva processione di luci, aperta dai padri benedettini, vigili custodi del santuario dal lontano 1157.

(Tratto da http://www.santuarimariani.org/)


Nessun commento:

Posta un commento